9/11 Memorial – Come visitarlo

9/11 Memorial – Come visitarlo

Oggi scrivo per ricordare insieme a voi il terribile attentato del 9/11/2001.

Consiglio a tutti di mettere nella propria lista dei luoghi importanti da visitare a New York il September 11 Memorial.

Lo consiglio non come luogo turistico, ma come occasione di fare un immersione nella realtà odierna anche se sarà dura. Voi forse direte che siamo immersi nella realtà odierna ogni giorno, basta guardare un telegiornale o anche solo utilizzare i nostri telefoni e i social. Avete ragione. Tuttavia recarsi in questo luogo fa un effetto diverso che comprenderete bene.

Dove erano le fondamenta delle Torri Gemelle oggi ci sono due fontane, sono enormi, fanno pensare a due pozzi; l’acqua attraversa le pareti e scende ancora più giù in un foro centrale, giù, nella terra. I colori sono il nero e il grigio scuro. Sostituiscono quelle costruzioni che una volta, invece, svettavano verso il cielo.
Il bordo delle fontane e inciso, ci sono i nomi di tutte le vittime: sono quasi tremila, suddivisi per voli dirottati e quindi per passeggeri di essi: “Flight 77” e poi più in là “Flight 93” e così via, potrete leggerli voi stessi.

Nel mio piccolo cerco di dare un contributo affinché da turisti si diventi sempre più viaggiatori e si vivano i luoghi di certi avvenimenti sempre più come esperienza di vita ed esperienza culturale, come qualcosa di ricco da portare nei ricordi, da raccontare e condividere e sempre meno invece come un passatempo distratto. A questo scopo quindi, ecco qui di seguito un mio consiglio.

Fra i tanti turisti che visitano il Memorial, ci sono anche mogli, figli, fidanzate, madri delle vittime. Impossibile non riconoscerli; li vedete inchinati in preghiera o con la testa china, forse con una lacrima; ancora e sempre la parola d’ordine è “rispetto”. Vivete questo luogo con il rispetto dovuto, senza fare baccano. Senza disturbare. Non è un set cinematografico anche se spesso i turisti lo vivono così e tra gridolini e risate scattano una foto di gruppo appoggiati con i gomiti su quei nomi o il classico selfie sorridente sul luogo della tragedia. Eppure ciò che è accaduto lì non era la scena di un film.

Forse sono io all’antica ( e grazie Dio se lo sono allora) perché ho trovato questo atteggiamento dissonante con il posto e un po’ grottesco. Ora ve l’ho raccontato, potete rifletterci e se visiterete New York e vi recherete qui, scegliete come comportarvi, sta a voi, ma se qualcuno sarà rispettoso perché avrà letto questo mio articolo e quindi avrà riflettuto, avrò raggiunto il mio scopo.

Qui di seguito la mappa per raggiungere il 9/11 Memorial.

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Dos and don’ts in NYC! Consigli per i turisti.

Dos and don’ts in NYC! Consigli per i turisti.

Qui di seguito 5 “dos and don’ts” in New York City! I miei consigli per i turisti nella Grande Mela.

1.

New York è una delle mete più ambite al mondo, più visitate dai turisti e affollate, quel luogo cinematografico che siamo abituati a vedere nei film o sulle copertine delle riviste. Non bisogna però dimenticare che più di otto milioni di persone a New York vivono la loro spesso altamente stressante, super impegnata, vita quotidiana. NYC è una città abitata come tutte le altre da persone come tutti gli altri, non è il personale paese dei balocchi di chi ci si ferma per le vacanze. Ho visto alcuni turisti portare poco rispetto per questo concetto, non rispettare le abitudini del posto, lo spazio comune, come se la città fosse un gigantesco villaggio turistico. Siate educati, la gente attorno a voi lo sarà. Non fermatevi nel bel mezzo del marciapiede a chiacchierare o fare foto e selfie perché c’è chi corre a lavoro, a pranzo, a prendere i bambini, a prendere il treno… vedrete tutti camminare a passo svelto e ora sapete il perché. Lasciate che camminino senza ostacoli, spostatevi su di un lato se dovete fermarvi, a New York il tempo è tutto.

2.

Avrete certo letto da qualche parte che New York è una città super sicura. Forse avete letto solo questo in giro su internet, corredato di testimonianze di chi ci è stato prima di voi o ci vive. Bene, è il momento di fare chiarezza su questo punto: è importante essere informati se si vuole fare un viaggio senza sorprese; alcuni accorgimenti sono fondamentali, una volta adottati i quali, potremo dire che è una città abbastanza sicura. I consigli sono poi niente di diverso da tante altre grandi città nel mondo: non fate i turisti sprovveduti, usate il buon senso. La regola è guardarsi sempre attorno. Cercate di mantenere l’attenzione sulla situazione e su chi vi circonda quando siete in giro. Chi vive a New York lo fa, i turisti non sempre, diventando eventuali target per chi avesse cattive intenzioni. E’ bene anche non sembrare dei turisti; cercate di muovervi sicuri e spediti e di avere un abbigliamento che non vi inquadri necessariamente come chi è in visita.

3.

“ Voglio vedere NYC”… e… “Non mi piace camminare” sono due affermazioni che non possono stare nella stessa frase. Questo non ve lo diranno le agenzie viaggi: New York City dovete guadagnarvela. Uscirete dalla subway e dovrete magari percorrere 10 block per raggiungere il vostro luogo di interesse, cercandovi su Google Map e seguendo il percorso a piedi. Nei vostri standard però sapete che vi peserebbero già anche solo tre block? Anzi peggio, due? Ma che dico; all’angolo del primo siete già senza fiato? Cosa fare allora? Semplice: potete cambiate destinazione e andare alle Bahamas, hotel che da direttamente sulla spiaggia, percorrete 5 metri e stendete l’asciugamano, vi trascinate fino all’acqua e una volta immersi vi fate trasportare dalle onde. Sforzo zero, vacanza perfetta! Oppure: scarpe comode e si va a New York! Controllando bene i percorsi prima, sulle mappe, senza mai dare per scontate le distanze. Ah… vi ho già detto che molto spesso ci sono un bel po’ di gradini da salire e scendere e lunghi corridoi nella fitta e intrecciata rete della metropolitana?

4.

Ombrello sempre a portata di mano e controllare sempre le previsioni prima di uscire. I temporali sono frequenti, vi colgono di sorpresa e sono intensi, quando attaccano non vogliono saperne più di nulla e nessuno. Per i romantici una visione meravigliosa – New York sotto la pioggia – per tutti gli altri… un bel problema. Potete comprare ombrelli in strada, ma spesso sono costosi, portatene uno da casa e… non dimenticatelo nella metropolitana come è successo a me.

5.

Tips e donazioni.

Le tips sono le mance che dovrete lasciare al ristorante o al bar dove deciderete di andare a mangiare e bere. Sono suggerite sullo scontrino, consentono ai camerieri e bartender di portare a casa lo stipendio. Le “donazioni” sono quelle che suggerisco di lasciare agli artisti di strada, musicisti, cantanti che si esibiscono nelle subway. Chi vive a New York dona normalmente. Fatelo anche voi. Loro rappresentano il sottofondo che resterà nei vostri ricordi; troverete anche cantanti non professionisti che sono lì per cercare di raccogliere qualche soldo per vivere e hanno un talento tale che potrebbero esibirsi a Broadway. Sapete? Penso che per tutti i cantanti dall’ego eccessivo che vogliono andare in vacanza a New York questa possa essere un’ottima occasione per ritrovare un po’ di umiltà, porre l’orecchio al di la di sé stessi e offrire supporto a talenti che resistono in una città in cui per molti farcela ogni giorno è dura; in quel momento voi sarete il loro pubblico, siate dunque un pubblico educato e lasciatevi insegnare e meravigliare. Perché no?

Enjoy New York!

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Il Fado a New York City

Il Fado a New York City

Nella romantica cornice di Central Park si è esibita sabato 23 giugno una stella del Fado portoghese, Mariza, ed io che amo la terra lusitana, io che l’ho visitata tante volte, che ho parlato la sua lingua, approfondito il repertorio musicale di questa incantevole tradizione e cantato per farla conoscere nella mia città, io che ho avuto anche il piacere, con altri progetti, di esibirmi in Portogallo, non potevo non esserci. E’ stato un irrinunciabile richiamo.

Mariza è apparsa sul palco come un raggio di sole, applaudita e acclamata prima ancora di finire le poche scale che l’avrebbero portata sul palcoscenico, il suo punto di forza, nella mia opinione, è una grande capacità interpretativa, supportata dall’indubbia tecnica. Ed è proprio l’interpretazione il cuore di tutto; è una tradizione che porta con sé una storia che non si può solo cantare, nel più semplicistico significato del termine. Appena Mariza canta, si viene trasportati indietro nel tempo, in un salotto povero, con del vino su di un vecchio tavolo in legno, una chitarra e un cantante malinconico e speranzoso allo stesso tempo. Ogni suo movimento sul palcoscenico ha trasmesso eleganza, classe mentre i suoi musicisti, disposti uno di fianco all’altro dietro di lei, completavano il quadro d’altri tempi. Tempi lontani dalla modernissima New York lanciata verso ritmi più incalzanti e modernità, una New York che ha saputo dedicare un’intero evento al Portogallo, portoghesi, infatti, anche i musicisti che hanno aperto la serata.

L’evento ha fatto parte del Summer Stage Festival, che si tiene ogni hanno in Central Park come in Prospect Park con numerosissimi concerti e non solo che vanno avanti per tutta l’estate. Alcuni richiedono l’acquisto di un biglietto, alcuni del tutto gratuiti.

Mariza in concerto in Central Park è stato un evento gratuito, un vero regalo.

Qui alcune immagini del concerto.

https://www.mariza.com

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Caffè Vivaldi una storia bella a New York

Caffè Vivaldi una storia bella a New York

Benvenuti in quello che è stato il Caffè Vivaldi, bellissima realtà newyorkese in stile un po’ all’ italiana e un po’ retrò che con le sue pareti rosso intenso, il suo camino, le numerose foto d’epoca, il bancone circolare attorno al quale era quasi impossibile non stringere nuove amicizie, i drink, il cibo, e la sua splendida musica suonata di fianco a un pianoforte a coda, era un vero e proprio covo di artisti e di avventori educati, sorridenti, gentili e attenti, che diventavano parte integrante dei tanti concerti – due set per giornata – che trasportavano dall’atmosfera pubblica di un bar, all’aria intima di un bellissimo salotto pieno di amici.

Questo era, e non è più, perché anche il Caffè Vivaldi è stato sopraffatto dai costi crescenti degli affitti, in una zona come il Village, ambita e costosa. E’ questa la triste realtà che affligge questa immensa città che non dorme mai, non si ferma mai, non si guarda indietro perché rincorre il tempo e il tempo, si sa, è denaro.

35 anni fa Ishrat Ansari decise di aprire questo luogo con il proposito di tenere unita la gente, e questo è stato, ed è stato anche di più, come si può leggere sul loro sito; è stato: “ Un luogo per il dialogo artistico e intellettuale” e credetemi, è esattamente ciò che ho respirato quando l’ho visitato la prima volta e tutti i giorni a seguire, e seppure io l’abbia conosciuto per caso, e solo nella sua ultima settimana di vita, ho potuto coglierne il senso, anche attraverso la gratitudine e le parole di affetto e saluto di tutti i musicisti che si sono esibiti per giorni come tributo a quel Caffè che ha fatto esibire alcuni di loro 30 anni fa per la prima volta.

Raccogliendo il proposito di suo padre Zehra Ansari ha gestito il Caffè Vivaldi negli ultimi anni fino ad oggi e con molta gentilezza e delicatezza, ci parla in questo video.


 

Ma in cosa era diverso e perché considero speciale questo bar? E’ molto semplice: non ho ancora trovato una realtà che gli assomigli per eleganza e accoglienza, per i volti della gente, rilassati e piacevoli, per la vasta offerta di generi musicali differenti, per il talento, per l’atteggiamento rilassato e per nulla competitivo tra gli artisti, per la comunicazione tra pubblico e artista, per il jazz suonato per essere qualcosa che unisce, che viene donato al pubblico e non qualcosa messo su di un piedistallo per essere osservato o venerato, per le risate allegre ad alto volume, per la cortesia dei bartender e per quello che uno degli artisti che si sono esibiti negli ultimi giorni ha detto: “ Quando sono in giro per questa città, quando sono nei treni, guardo la gente e nessuno sorride e neanche io lo faccio, poi entro nel Caffè Vivaldi e tutti sorridono e sono felice”. Caffè Vivaldi era come non essere a New York, o meglio, Caffè Vivaldi era un pezzo della migliore New York.

Sono felice di essere stata parte di questa realtà anche se solo per un respiro così breve e ho sentito sinceramente di doverne parlare.

Quello che rimane è un cartellino giallo che veniva distribuito tra gli ospiti con il testo di una canzone che si cantava tutti insieme per volere del suo autore, un cantautore con la sua chitarra.

Nel video che segue ascoltate Pass it On di Michael Lydon


 

Vorrei tornare in 32 JONES STREET e ritrovare le luci accese, la porta aperta e prendere un calice di vino. Di più ancora, vorrei sapere che tra qualche tempo riapriranno i battenti da qualche altra parte, ma anche se sul sito potrete leggere “ Questo non è un addio per sempre” è stato detto ben chiaro che non ci sarà una riapertura.

Non mi resta dunque che alzare il calice un ultima volta in suo onore, mentre concludo allegando qui sotto alcuni video e facendo parlare la musica affinché la memoria di questo meraviglioso luogo sia lunga.

Addio, Caffè Vivaldi.

http://caffevivaldi.com

Nei video che seguono ascoltate Denise Reis e Bert Lee.


 

 

 

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La Street Art a New York

La Street Art a New York

Benvenuti in una galleria d’arte a cielo aperto!

Quando sono venuta qui a New York per la prima volta, ricordo di aver fatto una lista inusuale di cose da vedere; mentre chiunque altro avrebbe messo in cima ad essa la Statua della Libertà o l’Empire State Building, io scrissi:”Fare il percorso della Street Art di Brooklyn”, qualcosa su cui avevo trovato informazioni confuse sul web ma sufficienti a incuriosirmi e farmi avventurare a Brooklyn in un freddissimo autunno. Per qualche ragione non sono mai riuscita a trovare il percorso di cui un paio di siti parlavano ma è stato un bene perché ne ho tracciato uno tutto mio, un po’ cercando, un po’ per pura fortuna, una fortuna del tipo che ti svegli al mattino, esci di casa per andare al supermercato e all’angolo trovi una fila di artisti che, con spray colorati e musica nelle orecchie, stanno dando vita a delle opere d’arte sui muri, di domenica mattina, illuminati dal sole. Momenti come questo amplificano il mio profondo senso di appartenenza a questo luogo.

I murales a New York sono talmente tanti che ci sarebbe da perdersi! Così ho voluto restringere la cosa a Bushwick (il quartiere degli artisti a Brooklyn) perché qui si trova la fondazione Bushwick Collective che organizza eventi e ospita artisti che ogni anno ridipingono la zona con dei capolavori che vi mostrerò nel tanto materiale che allego di seguito.

Avevo deciso già da un po’ di parlare con uno di questi artisti per fargli qualche domanda ma non mi sono fermata al primo che ho incontrato, ho aspettato di incrociare quello che mi ha fatto dire “Sì è con lui che parlerò, perché quello che sta creando fa la differenza! “. E quando si parla di arte, la differenza è sempre qualcosa di molto importante per me.

Insomma, è così che alla fine ho conosciuto Li-Hill, un artista canadese eccezionale, autore di numerose opere, non solo murales, di grande espressività e impatto. Se visiterete le sue pagine social che vi lascio qui sotto, lo vedrete impegnato in lavori che ricoprono pareti di interi palazzi e avrete l’impressione che negli occhi, quando guarda quel muro su cui si appresta a lavorare, abbia qualcosa che va oltre l’umano. Gli ho chiesto di parlare in un breve video da mostrarvi; non è certo da poco avere la fortuna di poter vedere un artista all’opera e potersi fare spiegare quello che sta facendo, e ancor più inusuale è che lui interrompa quello che sta facendo per accontentarti; Li-Hill ha accettato con estrema umiltà, grande disponibilità e anche un pizzico di timidezza, le tre caratteristiche che solo i più grandi artisti hanno. In quel momento ho compreso che il mio istinto artistico proprio non sbaglia: avevo scelto la persona giusta.

Grazie Li-Hill, è stato un piacere conoscerti!

Questi i suoi indirizzi social:
https://www.instagram.com/li_hill
https://www.facebook.com/Li-Hill-165736343562205/

Lascio ora parlare la Street Art di Bushwick attraverso foto e video fatti da me!
Enjoy!

 

Li-Hill ci parla di Bushwick Collective e ci spiega cosa sta facendo.


 

Li-Hill all’opera. Come nasce un murale


 

Due scatti del murale di Li-Hill completato.

 

Bushwick Collective, come nasce un murale parte 2°


 

 

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A cena al Central Perk di Friends!

A cena al Central Perk di Friends!

Chi non conosce la serie televisiva Friends deve rimediare subito! Non è cosciente di cosa si sia perso! Tuttavia non descriverò qui quale meraviglia sia stata, mi dilungherei troppo, questo articolo è certamente per i tantissimi che la conoscono già bene e l’amano come me, ma certamente è anche un buon punto di partenza per chiunque voglia incuriosirsene e conoscerla a cominciare da adesso. Inoltre, come mi ripropongo di fare in ognuno di questi articoli, vi offro qui anche un luogo alternativo da visitare a New York, poco frequentato, inglobato nel meraviglioso West Village, uno dei quartieri più incantevoli della Grande Mela ma sicuramente popolare.

Eccoci amici, siamo all’angolo tra Bedford Street e Groove Street (vi fornisco una mappa in fondo alla pagina) l’edificio è proprio quello della serie televisiva FRIENDS di cui negli episodi si vede la facciata esterna (le riprese all’interno non sono state fatte qui) e sotto, quel locale di colore rosso, è il Central Perk.

Ora, il Central Perk non esiste, è un bellissimo bar (in realtà qui i bar si chiamano Coffee) frutto di una meravigliosa e accogliente invenzione, ciò che realmente c’è, all’interno, è un graziosissimo ristorante, il Little Owl, dove ho avuto l’occasione di passare un paio d’ore per una piacevole cenetta.

Sono passata da questo angolo più volte, di rado potete trovare dei giovani o non tanto giovani, vista l’età della serie, intenti a fare fotografie o a commuoversi; non esagero, ho visto un ragazza commossa. Ma sono pochi, non troverete folla, in molti sono ignari del valore di quell’edificio tant’è che, quando io mi sono fermata la prima volta per scattare delle foto, un gruppo di persone che usciva dal Central Perk (il Little Owl) mi ha chiesto come mai durante la loro cena tanta gente si fosse fermata a fare fotografie e a fissare l’edificio! Non ne sapevano davvero nulla e io, da italiana esploratrice di New York , ho spiegato a un gruppo di americani perché quel luogo fosse così popolare. Situazione buffa ma simpatica, non credete?

Vi fornisco anche alcune immagini dei dintorni per meglio farvi capire la situazione, per qualche ragione non sembra nemmeno di stare a New York, niente caos, niente grattacieli e c’è una bellissima casa in legno da ammirare durante la cena. E’ di colore bianco con le finestre marroni.

Seppure le scene all’interno del Central Perk non siano state girate qui, l’emozione è la stessa, perché gli interni e la vetrata lo ricordano in qualche modo e anche voi come me, non potrete fare a meno di cantare nella vostra testa, o anche a voce non troppo alta come ad un certo punto io mi sono ritrovata a fare senza accorgermene “Gatto rognoso”!

Tra l’altro, la posizione del mio tavolo era idealmente nell’esatto punto in cui la grandiosa Poebhe si esibiva.

In The Little Owl si mangia benissimo, cucina raffinata, mediterranea e una simpatica coincidenza, lo chef si chiama Joey!

Non rimarrete mai con il vostro bicchiere d’acqua vuoto o senza ghiaccio, lo rabboccano continuamente, io ho scelto un buon vino bianco toscano, un antipasto e un primo e le porzioni sono abbondanti, non sentirete il bisogno di ordinare nulla di più. Se per caso sul vostro tavolo si formeranno delle briciole, verranno a toglierle con un panno perché possiate continuare la vostra cena nel totale comfort. L’ambiente è elegante non c’è dubbio, ma molto rilassato, facilmente ci si può trovare a chiacchierare con chi è al tavolo vicino o con i camerieri molto gentili.

Qui a New York, i camerieri li chiamerete per nome, di solito quando si è pronti per ordinare si chiede il nome del cameriere e si chiacchiera anche un po’ piacevolmente. Le luci sono soffuse, ogni tavolo ha una o più candele. Il legno è predominante, dalle vetrate al pavimento fino al soffitto. La scelta dei vini vasta.

Vi mostro anche un breve video per farvi vedere gli interni; mi dispiace per la qualità della ripresa ma ho fatto tutto molto in fretta per non disturbare nessuno.


Se pensate che cenare qui sia un’ottima idea durante un viaggio a New York, se pensate che vi emozionereste, sono con voi! E vi dico sì, è proprio così, è una buona idea e vi emozionereste!

Non preoccupatevi esageratamente per il prezzo: è nella media di New York, vi lascio però qualche prezioso consiglio: l’acqua è gratis, non rimarrete a secco, per cui se volete risparmiare non comprate una bottiglia di vino, chiedete dei calici! Anche i piatti più economici nel menù sono ricercati e saporiti per cui evitate di strafare; le porzioni sono abbondanti per cui non ordinate più di un antipasto e un piatto principale, il pane è gratis e abbondante. L’euro è forte sul dollaro ultimamente per cui, tra le altre cose, il conto in dollari equivale ad una cifra inferiore in euro, tirate un respiro di sollievo. Complessivamente, se seguirete tutti questi consigli, avrete speso meno di 50 dollari a testa, magari intorno ai 45 e, se fatto una volta sola, se fatto a New York e per un occasione speciale può andar più che bene.

Ho faticato ad alzarmi per andare via, si stava così bene… e poi, quando si esce sulla strada ci si ritrova immersi nella surreale atmosfera di alcune vie del West Village che ti catapultano in un sogno un po rétro.

Spero di avervi trasmesso tutta l’emozione provata e anche un po’ di malinconia, perché FRIENDS è un capolavoro e tutti i capolavori meritano un commosso respiro.

Alla prossima, my friends!

Casa Friends: 90 Bedford St. New York, NY 10014

 

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The Record Plant – Attraverso le porte della storia della musica

The Record Plant – Attraverso le porte della storia della musica

“Primo viaggio a New York, pochissimi soldi e un sogno da realizzare. Con i miei risparmi prenotai un viaggio di solo una manciata di giorni cercando di alloggiare a Manhattan ma in una strada decisamente a buon prezzo in quel periodo: l’8th Ave. Recuperai una stanza con un letto, un comodino, fine. Anzi no, anche una moquette vecchiotta e annerita e un sistema di riscaldamento reduce dagli anni ’70 che sbuffava aria calda e polvere. E via con l’allergia…Avevo però due piccole finestre, proprio vicino al mio letto e queste, anche se mi facevano gelare durante le notti di quel nevoso autunno, si affacciavano direttamente su qualcosa che io davvero non mi aspettavo, un vero colpo di fortuna che per cinque giorni mi ha resa la persona più felice di tutta New York: ogni mattina mi svegliavo davanti agli studi di registrazione Record Plant! La prima cosa che vedevo appena aprivo gli occhi, l’ultima prima di addormentarmi. Qui di seguito, la vista sull’edificio, sulla parete potete vedere il murale dedicato ad esso e alla città che ho guardato ogni giorno. “Imagine nothing wild” circola voce sia un omaggio a John Lennon che è passato da quei corridoi e ha cantato in quei microfoni, ma non ne possiedo la certezza.”

D’importanza enorme nell’universo musicale, gli studi aprirono i battenti a New York nel 1968 ospitando subito una leggenda assoluta: Jimi Hendrix per le registrazioni di Electric Ladyland, terzo e ultimo lavoro discografico di The Jimi Hendrix Experience. Come già anticipato, Jonh Lennon e Yoko Ono sono stati qui per le registrazioni di Imagine, come anche gli Eagles per Hotel California e Stevie Wonder per Innervision. Da quelle sale sono venute fuori tante delle note magiche che tutti noi abbiamo ascoltato fino all’usura dei nastri delle musicassette, per poi passare ai dischi e ai cd e in qualunque maniera di certo continueremo ad ascoltarle, perché riescono a produrre nel nostro cervello quella chimica che ci fa stare bene, piangere, esultare, ricordare, sognare, e a volte ci salva la vita. 

A dieci anni dall’apertura, un incendio distrusse lo studio C ma le attività proseguirono. Nel 1983 anche Cindy Lauper affidò la sua voce ai microfoni di Record Plant per dare vita al suo album d’esordio: She’s So Unusual, che contiene uno dei più ascoltati e amati singoli di quel folle quanto inimitabile decennio, la famosissima Time After Time. Nel 1987 la proprietà degli studi passò al “quinto Beatle” il produttore George Martin, ma non troppo tempo dopo la lunga e gloriosa era newyorkese si concluse. 

Oggi mi sono infilata in quel palazzo, non so davvero se a chiunque sia concesso di visitarlo, so solo che ho chiesto a un ragazzo in strada se conoscesse gli storici studi e lui mi ha detto che lavorava in quell’edificio, così mi ha fatta entrare e presentata al receptionist spiegandogli perché ero lì, il quale dopo un po’ di domande su cosa volessi esattamente, chi fossi, di che nazionalità e dopo essersi preso il mio documento mi ha detto ok puoi passare, dandomi l’accesso all’edificio, svelandomi che oggi gli studi sono della Sony e indicandomi, con estrema gentilezza, quale fosse il piano e il numero della suite. 

E’ indescrivibile l’emozione provata oltrepassando quelle porte, aspettando in quegli ascensori, suonando al campanello della Sony che ha aperto in un attimo e mi ha accolta con un “Hi, how are you!”. La prima domanda che ho fatto: “Sono queste le stesse sale degli storici studi?” – “Sì, sono queste”. Quello che vi mostro è tutto ciò che mi è stato permesso di fotografare, gli studi non erano disponibili in quel momento e ancora una volta, non sono certa nemmeno che si possano visitare realmente ma non mi hanno detto nemmeno di no, l’impressione è che ci stessero pensando, gli ho detto che tornerò sperando in un momento migliore, e loro mi hanno detto “ok”. E’ successo tutto in un attimo, una serie di persone giuste al momento giusto e di porte che si sono aperte. Penso che tornerò, per cercare di aprire l’ennesima porta. O anche solo per sapere di averci provato, sapete com’è la storia: Alice deve solo essere della misura giusta per passarci attraverso.

The Record Plant (oggi The Plant – Sony) 321 W 44th Street

 

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